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Pensione? Meglio integrarla

Le modifiche al sistema pensionistico hanno comportato e comporteranno una drastica riduzione della pensione pubblica rispetto all’ultima retribuzione che un lavoratore era solito percepire dall’attività lavorativa.

Non approfondisco in questo articolo le varie modifiche che si sono susseguite perché, in questo momento, mi preme condividere alcuni importanti fattori relativamente alla previdenza complementare.

La previdenza complementare è caratterizzata da diversi strumenti. Troviamo, ad esempio, fondi pensione e assicurazioni, che affiancano le diverse forme di gestioni previdenziali pubbliche (che restano obbligatorie) con l’obiettivo di integrarne le prestazioni

Obiettivo delle forme di previdenza complementare, la cui adesione è facoltativa per il lavoratore, è dare una risposta al progressivo impoverimento della pensione pubblica frutto, come accennavo, delle riforme degli ultimi decenni.

Sappiamo che ora il sistema applicato nei confronti di tutti i lavoratori è quello contributivo.

Ricordiamo velocemente in cosa consiste.

Il metodo contributivo è un sistema di calcolo della pensione determinato esclusivamente in funzione dei contributi versati nell'arco della vita lavorativa. A differenza del metodo retributivo che erogava la prestazione sulla base delle ultime retribuzioni percepite, il contributivo permette al lavoratore di accumulare una percentuale della retribuzione annua pensionabile percepita.

Questi contributi accumulati sono rivalutati annualmente sulla base del cosiddetto tasso di capitalizzazione. Al termine della vita lavorativa il montante maturato, che corrisponderà ai contributi versati rivalutati, viene convertito in pensione mediante l'utilizzo dei coefficienti di trasformazione.

Scusate se ho semplificato molto il concetto, ma serve per chiarire meglio il contesto.

Come è facilmente intuibile, tale sistema non potrà infatti garantire rendite previdenziali adeguate ed in linea con gli ultimi stipendi percepiti dagli assicurati. Con il sistema contributivo l’importo della pensione NON è più agganciato all'importo dell'ultima retribuzione percepita perché vengono presi in considerazione solo i contributi effettivamente versati dal lavoratore.

Ecco perché, appena le condizioni finanziarie lo permettono, è necessario utilizzare degli strumenti che siano complementari rispetto alla sola pensione pubblica.

Uno di questi è il fondo pensione, uno strumento di previdenza complementare che ti potrà supportare nel mantenimento dell’attuale tenore di vita una volta raggiunta la pensione.

Tale strumento presenta anche dei benefici fiscali che ti sintetizzo di seguito.

I contributi versati sono deducibili dal reddito nel limite di € 5.164 l’anno, con un risparmio fiscale massimo di € 2.220. Inoltre i lavoratori dipendenti del settore privato possono versare il TFR.

Sono previste delle agevolazioni in termini di tassazione sulla prestazione (capitale o rendita) con aliquota massima del 15%. Viene premiata anche l’anzianità di adesione al fondo, infatti dopo 15 anni di iscrizione, l’aliquota viene ridotta ogni anno fino ad arrivare al 9% con 35 anni di permanenza.

Ovviamente in questo breve articolo abbiamo fatto solo un rapido cenno allo strumento “Fondo Pensione”.

 

Ricordo che è sempre utile fare un’analisi della propria situazione personale evidenziando le diverse esigenze e, conseguentemente, agire con la consapevolezza di utilizzare gli strumenti utili alla soddisfazione delle stesse.